venerdì 30 dicembre 2011

[im]possible living: mappatura collettiva degli edifici abbandonati

Nei giorni scorsi mi è caduto l'occhio su un articolo di un quotidiano che parlava  di un'iniziativa di mappatura collettiva online degli edifici abbandonati nel mondo dal nome [im]possible living . Dal momento che si tratta di un progetto ideato e sviluppato da alcuni giovani italiani mi sono incuriosito e ho provato a utilizzare il servizio fornito sul sito (al momento accessibile solo in lingua inglese): http://www.impossibleliving.com  L'iniziativa si trova a uno stadio iniziale di sviluppo ed è stata lanciata pubblicamente qualche settimana fa. La finalità è quella di censire edifici abbandonati di ogni tipo presenti nel mondo, per potere segnalare pubblicamente la loro presenza ed eventualmente proporre iniziative di risanamento, etc. Si tratta insomma di un progetto che vuole fare riflettere sulla vasta presenza di strutture di questo tipo nel nostro mondo così affamato di nuovo cemento.

 La mappa che raccoglie le segnalazioni degli edifici abbandonati
Per aggiungere un edificio alla mappa occorre registrarsi, individuare l'edificio e quindi compilare una semplice scheda dove è possibile inserire una descrizione della struttura e altre informazioni sulla sua storia. Quest'ultimo mi pare un aspetto particolarmente interessante, in quanto lo scopo del progetto non consiste nel localizzare le strutture abbandonate ma nel cercare di ricostruirne in qualche modo la storia, facendole 'parlare'.

La scheda del'edificio da compilare
La procedura di segnalazione di un edificio è estremamente semplice ma presenta alcuni punti critici (va detto che il progetto è in versione beta):

1) non è possibile posizionare il segnaposto sulla mappa Google: è solamente possibile indicare l'indirizzo dell'edificio, aspetto piuttosto limitante. Nella prova che ho fatto non ho potuto che collocare l'edificio qualche chilometro dalla posizione reale, dal momento che spesso, come in questo caso, gli edifici abbandonati non possiedono più un numero civico. Tramite le Google Maps JS API sarebbe in realtà piuttosto semplice aggiungere una funzionalità che permette di ricavare la posizione da un segnaposto collocato manualmente sulla mappa dall'utente... altrimenti sarebbe opportuno permette all'utente l'inserimento manuale delle coordinate dell'edificio.

2) la scheda dell'edificio presenta alcuni campi eccessivamente rigidi, ad esempio è obbligatorio inserire la data di costruzione dell'edificio e quella in cui è stato abbandonato, ma non sempre è possibile conoscere tali dati..

3) sarebbe utile poter utilizzare immagini Street View da allegare come foto dell'edificio (vedere a riguardo l'altro progetto di mappatura collettiva che ho segnalato in un precedente articolo, La mappa delle fontanelle (link)

Dal punto di vista cartografico apprezzo invece la funzione di clustering (raggruppamento) dei segnaposto che indica tramite un numero i segnaposto presenti in una determinata area evitando in questo modo un eccessivo affollamento.

Esempio di clustering (raggruppamento) dei segnaposto
In conclusione [im]possible living è certamente un'iniziativa interessante, con uno scopo, porre l'attenzione sugli edifici abbandonati, che condivido in pieno. Resto tuttavia perplesso per il focus così ampio e ambizioso: mappare tutti gli edifici abbandonati nel mondo. Penso che sarebbe stato  meglio focalizzarsi su un'area più limitata, ad esempio una regione o una provincia... i progetti di mappatura collettiva che partono con ambizioni globali purtroppo corrono sempre il rischio di esaurirsi presto, in mancanza di forze... e di specificità. Esistono già tra l'altro vari progetti di mappatura di edifici abbandonati nel mondo, su aree più ristrette, ad esempio http://chicagobuildings.org/ che censiscono centinaia di edifici abbandonati e che mi sembrano ben funzionare.

martedì 20 dicembre 2011

Mappature collettive con Street View: mappa delle fontanelle in Italia


Street View si sta rivelando un potente strumento per progetti di mappatura collettiva. Osservando le foto fornite dal sistema è infatti possibile classificare e mappare svariate tipologie di elementi che in esse compaiono: un progetto nato in Italia che mi è parso particolarmente interessante da questo punto di vista è la Mappa delle Fontanelle, resa disponibile sul sito Fontanelle.org. Come si legge nel sito “È un progetto di design partecipativo ideato e realizzato (in orario extra lavorativo e senza alcun fine di lucro) dall'Associazione Culturale A8b.it composta da un collettivo di persone impegnate nella ricerca e nella progettazione di stili di vita eco sostenibili.  (…) L'obiettivo è quello di creare una rete di sostenitori attivi: cittadini, turisti e chiunque attraversi a piedi o in bici la città. Una rete che modifichi e moltiplichi i contenuti della mappa per offrire un servizio di segnalazione dei punti acqua con il supporto dello scatto fotografico (street view) in modo da identificarne la collocazione esatta. Rielaborare l'immagine delle fontanelle, aggiungendo a queste un messaggio, un nuovo look, un'attività attorno, che le rinnovi nella capacità comunicativa e nella percezione come oggetto di arredo urbano. “
La mappa attualmente contiene alcune migliaia di fontanelle, concentrate nelle città di Roma e Milano ma non solo. Registrandosi al sito (operazione che richiede pochi secondi) è possibile aggiungere una fontanella, cercandola sulla mappa e quindi inquadrandola in Street View: il sistema genererà automaticamente una scheda con le coordinate e l'inquadratura della fontanella, che verrà anche mostrata sulla mappa.


Si tratta di uno strumento dal funzionamento lineare e rapido, che sfrutta al meglio le potenzialità di Google Maps e Street View: i dati raccolti sarebbero di utilità ancor maggiore se riversati in una app per dispositivi mobili: vedere sul proprio smartphone le fontane nei dintorni della propria posizione sarebbe davvero una grande comodità, specialmente nei mesi estivi!

domenica 18 dicembre 2011

Mappe sonore dalla British Library



La British Library da tempo utilizza Google Maps per mappare i suoni dell'archivio Archival Sound Recordings. Le mappe vengono utilizzate per mappare dialetti, differenti accenti del mondo anglofono, suoni della natura, tradizioni musicali locali, etc. Una delle mappe sonore che ritengo più interessanti è la UKSOUNDMAP che mappa soundscapes, cioè paesaggi sonori registrati da persone in tutta la gran Bretagna. Vi sono i suoni più vari, dal rumore di un treno che passa al chiacchiericcio di una piazza londinese... L'iniziativa è nata per rispondere alle domande: qual'è oggi il sound del Regno Unito? Che impatti hanno i suoni nelle nostre vite? Il progetto è stato realizzato collettivamente tramite i contributi inviati dagli utenti che con i loro cellulari, computer e quant'altro hanno registrato frammenti sonori da tutta l'Inghilterra mappandoli sulla cartografia di Google Maps. L'iniziativa si è svolta da Luglio 2010 fino a Giugno 2011 e ha raccolto quasi 300 contributi sonori che sono liberamente fruibili sulla mappa.
Interessante le tecnologie dietro alla realizzazione della mappa sonora: utilizzo delle Google Maps API, integrate con Fusion Tables e con la piattaforma gratuita di sharing audio online Audioboo, una combinazione che ritengo si possa utilizzare con successo per creare progetti simili con facilità.

martedì 1 novembre 2011

Interfaccia Google Earth per missioni UAV (areomobile a pilotaggio remoto)


(Sopra: La simulazione impostata con vista "da dietro")

Qualche mese fa mi scrisse Alberto Ferrari, studente di Ingegneria Aerospaziale di Forlì, dicendomi che, per un tirocinio universitario, stava lavorando alla realizzazione di un'interfaccia per visualizzare in Google Earth, in tempo reale, le rotte di uno UAV (un drone, cioè una sorta di velivolo comandato a distanza utilizzato per lo svolgimento di specifiche missioni). Poco tempo fa Alberto mi ha scritto dicendomi che ha concluso il tirocinio e mi ha inviato una relazione del lavoro, che presenta spunti e idee che trovo molto interessanti, sebbene io non conosca MATLAB che superficialmente. Ecco come viene presentato il progetto nell'introduzione “In questa relazione di tirocinio verrà presentata la ricerca e il lavoro svolto per la progettazione di un ambiente grafico su Google Earth con l’utilizzo di Matlab e Simulink. Questo scritto, vuol essere di aiuto anche per chi fosse neofita dei linguaggi sopracitati. L’attività è stata portata a termine e testata nell’ MDVlab (Flight Mechanics Lab). Il blocco Simulink, utilizzando delle Embedded Matlab Functions, riceve dati dall’esterno riferiti all’UAV e genera a sua volta un codice .KML che verrà caricato da Google Earth.
Inizialmente il progetto doveva solo tracciare la rotta in real time, successivamente sono state aggiunte altre funzionalità e modelli 3D che verranno presentati successivamente.
La limitazioni e difficoltà principali che sono state riscontrate sono essenzialmente riferite alla potenza del calcolatore. Più veloce e performante è, più la simulazione risulta fluida e precisa. Nella descrizione verranno presentati alcuni accorgimenti per ottimizzare il blocco pur utilizzando potenze di calcolo non aggiornate
”. Alberto rende disponibile gratuitamente il testo della sua relazione, chi è interessato lo può contattare via e-mail: albyfer@libero.it



(Sopra: Il modello del velivolo utilizzato nella simulazione: è stato realizzato utilizzando Google SketchUp)

lunedì 19 settembre 2011

Fare foto da Street View, ovvero le Street View Image API!


(Sopra: fotografia scattata da Street View e incorporata utilizzando le Street View Image API)

Google ha da pochi giorni rilasciato ufficialmente (sebbene circolassero da mesi in forma ufficiosa) le Google Street View Image API, un tool che, similmente alle Static Maps API per le mappe, permette di generare immagini statiche (quindi non navigabili) a partire da inquadrature Street View. Ad ogni immagine generata viene associato (dico così per semplificare) un'indirizzo (URL) che punta ad essa e che quindi è possibile copiare e incollare dove si vuole incorporare l'immagine, ad es. nella pagina di un blog o nel proprio profilo Facebook.
A cosa può servire uno strumento del genere? Beh a tantissime cose, come generare rapidamente thumbnails con immagini di luoghi, per gli scopi più vari. Ad esempio un indirizzario online potrebbe mosrare una piccola immagine di ogni luogo in esso indicizzato ricavandola da Street View, etc. Un utilizzo che ho riscontrato di frequente è nei quotidiani online, dove spesso a corrredo di un articolo di cronaca, quando non si hanno a disposizione fotografie scattate in loco, vengono utilizzate immagini prese da Street View (nella foto è mostrato un esempio tratto da Libero-news.it).



Finora si ottenevano queste immagini catturandole o con Print Screen o con programmi di grafica e quindi uplodandole su un server, procedimento un po' laborioso e macchinoso... Ora con le Google Street View Image API è tutto assai più semplice, dal momento che basta incollare l'indirizzo dell'immagine, la quale continua a risiedere nei server di Google. Con una ricerca sul web ho visto tuttavia che non esistevano ancora dei wizard o tool online che, utilizzando le suddette API, permettessero di generare al volo uno screenshot e il relativo URL, per un rapido copia/incolla, per cui ho costruito questa web app, che permette di farlo in tempi super-rapidi! (versione italiana; versione inglese) e che vi invito a provare.
Elenco di seguito le ragioni per cui è meglio utilizzare un'immagine ottenuta con le SW Image API piuttosto che uno screenshot realizzato con un programma di grafica:

- rapidità di realizzazione
- facilità di personalizzazione
- non è necessario caricare l'immagine su un proprio server
- aggiornamento automatico della foto (Quando Google aggiorna il proprio repertorio Street View anche le immagini generate con le API vengono aggiornate alla versione più recente)

venerdì 2 settembre 2011

Libro in distribuzione! - Recensione su Linux Pro



Finalmente è uscito in distribuzione il libro, annunciato a giugno, Applicazioni iOS e Android con Google Maps, interamente a colori! E' acquistabile in libreria e anche online (al momento sul sito dell'editore e presto negli e-shop di Amazon, Libreria Universitaria, etc.). Un'altra bella novità è che la rivista Linux Pro, nel numero di settembre, ha pubblicato una recensione del precedente libro, dedicato al mondo desktop,”Creare applicazioni con Google Earth e Google Maps”. Presto nuovi aggiornamenti!

domenica 7 agosto 2011

Mafiopoli: una mappa con stile!

Da qualche mese il sito del Corriere della Sera, appoggiandosi a Google Maps, mostra una mappatura della presenza della 'Ndrangheta a Milano e in Lombardia (Mafiopoli. L'invasione della'Ndrangheta a Milano e in Lombardia, a cura di A.Castaldo. http://www.corriere.it/cronache/speciali/2011/mafiopoli/ ).



Si tratta di una mappa ad elevato impatto visivo, che cattura l'attenzione del visitatore grazie ai colori e alle scelte grafiche ben pensate, offrendo allo stesso tempo un buon livello di usabilità, grazie alla presenza di una legenda e all'articolazione in differenti strati degli elementi che vengono mostrati sulla la mappa ('Ndrine, Delitti, Covi e Affari). L'impatto visivo della mappa è principalmente dovuto all'utilizzo degli Stili, una 'novità' introdotta con le JS API V3 di Google Maps: utilizzando gli stili è infatti possibile modificare l'aspetto standard degli elementi che compongono le mappe di base di Google (strade, punti di interesse, aree naturali, etc.). In questo caso sono state utilizzate differenti tonalità di rosso per le strade e altri elementi, che richiamano immediatamente nel lettore l'idea del sangue, della violenza, in sintonia con il tema trattato nella mappa. L'oggetto JSON (solo per gli smanettoni), che contiene le regole di stile con le quali è stato impostato l'aspetto della mappa, lo si può vedere nel codice sorgente della seguente pagina. Per maggiori informazioni su come utilizzare gli stili, è disponibile la documentazione di Google (in inglese).
Come questo semplice assaggio rivela, modificare lo stile della mappa risulta di grande utilità quando si vuole catturare l'attenzione dell'utente: attenzione però a non esagerare con gli effetti speciali per evitare il rischio di rendere illeggibile la mappa. È buona cosa inoltre lasciare sempre presente il controllo per tornare alla visualizzazione standard!

domenica 24 luglio 2011

Anche per Google finalmente Marcorano è diventato Martorano!


Nella cartografia di Google Maps e di Google Earth, fino a poche settimane fa, al posto di Martorano, frazione di Cesena (FC), compariva il nome Marcorano (immagine sopra).
Si trattava di un errore evidente, segnalato da più persone nei forum di Google nel corso degli anni. Alcuni utenti hanno pensato che si trattasse di un easter egg o addirittura di uno stratagemma di Google per riconoscere eventuali tentativi di copia della propria cartografia in altri sistemi. Per far sì che l'errore venisse rimosso, nel mese di Aprile 2011 ho utilizzato il sistema di segnalazione di errori sulla cartografia (Segnala un problema) che Google ha reso disponbile per alcuni paesi tra i quali tuttavia non compare l'Italia: http://maps.google.com/support/bin/answer.py?answer=162873&hl=it ). Nonostante la mancanza dell'Italia ho notato che a livelli livelli di zoom out elevati sulla parte nord del territorio italiano appare nell'angolo in basso a destra di Google Maps il link "Segnala un problema".



Il 15 aprile 2011 ho dunque inviato la segnalazione che è stata ricevuta (immagine). Qualche settimana fa ho notato che finalmente compare Martorano, al posto di Marcorano! Non so se sia stato per merito della mia segnalazione che l'errore, dopo anni, è stato finalmente corretto, in ogni caso se notate difetti nella cartografia del territorio italiano vi invito a provare a inviare le segnalzioni a Google utilizzando il suddetto strumento!


giovedì 30 giugno 2011

In libreria a settembre il libro: Applicazioni iOS e Android con Google Maps


Ciao a tutti! Al termine di alcuni mesi di lavoro è ormai pronto ad uscire negli scaffali (uscita prevista a settembre) un nuovo libro con il quale ho voluto proporre un assaggio delle possibilità che la piattaforma Google Maps offre agli sviluppatori di applicazioni mobili per iOS e Android. Che dire, è stata una 'faticaccia' e anche una scommessa, data la novità e la specificità dei temi ma sono convinto che l'elaborazione di informazioni geografiche e cartografiche tramite dispositivi mobili è e sarà una delle frontiere più interessanti da esplorare per gli sviluppatori del mondo mobile! Dunque se siete curiosi... non lasciatevelo sfuggire! Ecco la sezione dedicata al libro, dove è possibile scaricare la copertina e l'indice.

mercoledì 13 aprile 2011

Tesi di laurea su Google Maps e varie!



È passato un po' di tempo dall'ultimo post... è stato per me un periodo piuttosto intenso (con un nuovo libro in sviluppo avanzato!). Ho concluso da poco il corso Laboratorio di Informatica per le scienze geografiche presso l'ateneo bolognese, cui hanno partecipato una ventina di studenti, tutti molto interessati, presto presenterò qualcuno dei lavori che hanno svolto per l'esame. Il corso, 30 ore 6 CFU, si è focalizzato interamente sulla realizzazione di applicazioni cartografiche con Google Earth e Maps; è stato uno dei (purtroppo) pochi corsi universitari in Italia, almeno in ambito geografico, ad affrontare in maniera sistematica l'utilizzo della piattaforma Geo-Google, che nel mondo reale (e non dell'accademia) sta prendendo sempre più piede nell'ambito della condivisione di informazione geografica.
Nello stesso tempo ho seguito come correlatore una tesi di laurea triennale del corso di laurea in scienze geografiche, realizzata dalla studentessa Chiara Maretto: “Google Fusion Tables e Google Maps. La mappatura delle riserve naturali in Sicilia” (tesi discussa 28 marzo 2011). Si è trattato della prima tesi di laurea che ho correlato sul tema Geo-Google ed è stata una piacevole soddisfazione, sia per la precisione con cui è stato svolto il lavoro da Chiara sia per il tema, che riguarda le ultime frontiere della cartografia online: l'integrazione di Google Maps con Fusion Tables. Per autorizzazione dell'autrice metto qui a disposizione il testo della tesi: scaricare tesi.
Un saluto a tutti, a presto!

domenica 27 febbraio 2011

Elementi di base: curare il design delle icone - il caso della mappa del ritrovamento di Yara

Alcuni tra i principali quotidiani italiani nella loro versione online utilizzano spesso Google Maps per fornire mappe a supporto dei propri articoli. Repubblica ne fa ampio uso servendosi di Google My Maps, uno strumento rapido per generare semplici mappe e condividerle rapidamente online, archiviandole in una galleria online. Ci è caduto l'occhio sulla mappa che mostra i luoghi relativi alla vicenda della giovane Yara il cui corpo è stato ritrovato ieri: nell'articolo in home page che ne annunciava il ritrovamento era stato messo ben in evidenza il link alla mappa visualizzabile cliccando qui.


Come detto si tratta di una mappa realizzata con Google My Maps e incorporata nella pagina web. Visualizzandola a pieno schermo si nota come abbia ricevuto più di 14.000 visualizzazioni dal 5 dicembre, giorno in cui è stata creata per poi venire aggiornata seguendo gli sviluppi dell'indagine.

Non ci convince però del tutto la simbologia adoperata: l'icona utilizzata per segnalare il luogo del ritrovamento del cadavere, cioè il busto stilizzato di un uomo in divisa, non ci pare la più adatta allo scopo. Inoltre essendo l'icona di colore chiaro ed essendo il luogo del ritrovamento del cadavere spostato nella parte bassa dello schermo, rispetto al gruppo delle altre icone, essa non attira immediatamente lo sguardo, specie se si utilizza la modalità “Mappa”. Anche le icone utilizzate per indicare i luoghi dove sono state compiute le ricerche non sono chiare nella loro simbologia e il colore è poco visibile. Anche il colore della casa è poco visibile se si utilizza la modalità "Mappa". Abbiamo dunque provato a cambiare alcune icone, sempre utilizzando quelle proposte di default da Google Maps ricolorandone alcune con un programma di grafica (GIMP). Si può vedere il risultato cliccando qui.


Il luogo del ritrovamento del cadavere balza più rapidamente all'occhio e nel complesso la mappa risulta maggiormente leggibile, sia utilizzando la modalità “Mappa” che “Satellite”. Risultati ancora più efficaci si potrebbero ottenere ridisegnando completamente le icone. Dunque utilizzare Google My Maps può essere un modo efficace rapido ed efficace per una testata online di arricchire i propri articoli con mappe ma è sempre importante riflettere attentamente sull'utilizzo della simbologia.
Similmente il Corriere della Sera ha prodotto anch'esso la sua mappa sempre appoggiandosi a Google Maps (tuttavia non tramite Google My Maps), che ci pare però di chiarezza inferiore rispetto a quella di Repubblica.

venerdì 4 febbraio 2011

Semplici esercizi di critica: Mappa delle residenze per disabili...

Vogliamo proporre di seguito un semplice esercizio di critica: criticare (in maniera costruttiva e non per denigrare) applicazioni esistenti può aiutare infatti a limitare gli errori nelle proprie mappe.
Il caso di oggi lo prendiamo dal sito http://www.spazioresidenzialita.it Si tratta di un progetto dedicato a fornire risorse sul tema della residenzialità per persone disabili. All'interno del sito la sezione “Risorse per l'abitare” presenta una pagina (“Residenze”) dove è possibile effettuare ricerche, nella provincia di Milano, per tipologie di residenza per persone disabili. Cliccando sui risultati si apre una scheda con i dati completi della residenza.


Sempre nella sezione "Risorse per l'abitare" è presente quindi una pagina “Mappa delle residenze”. Si tratta di una mappa realizzata con Google MyMaps e incastonata nella pagina web (sotto).


La mappa appare per la verità di dimensioni eccessivamente ridotte (anche se è presente il link che rimanda ad una visione più larga). Quali sono le criticità di questa semplice applicazione cartografica? Eccone alcune che ci appaiono evidenti. La prima è che le aspettative dell'utente vengono in un certo senso deluse: dal momento infatti che vi è una pagina dove è presente la possibilità di fare ricerche per tipologia (vedere la prima immagine), ci si aspetterebbe di vedere anche nella mappa rappresentati i dati differenziati per tipologie , invece le icone dei segnaposto sono tutte identiche.
Inoltre un minimo d'introduzione oltre al titolo, anche una riga sola, avrebbe creato un'atmosfera maggiormente user friendly. L'utente invece si trova di fronte ad un gruppo di segnaposti ammucchiati, dotati di fumetti eccessivamente scarni (immagine sotto), con il nome della residenza scritto in minuscolo e un numero di telefono senza altre indicazioni. Nel fumetto potevano venire ad esempio riportati i dati completi delle residenze restituiti dalla funzionalità di ricerca (pagina “Residenze”).

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Curare maggiormente la mappa avrebbe richiesto maggior tempo, però avrebbe sicuramente fornito all'utente un servizio più efficace: in questo modo i dati presenti nella mappa sono sostanzialmente inutili: è meglio per l'utente utilizzare la pagina “Residenze” dove trova i dati organizzati e completi.

venerdì 21 gennaio 2011

Elementi di base: una top ten di cattive pratiche!

Dopo aver scelto quale o quali strumenti utilizzare per condividere la mappa on-line, è sempre importante tenere presente una serie di regole che ci possono aiutare a far sì che il nostro prodotto risulti veramente usabile ed efficace per l'utente. Richard Treves nel suo Blog Google Earth Design ha individuato una top 10 di pratiche da evitare nelle mappe realizzate con GE che condividiamo in gran parte. L'abbiamo riadattata facendola valida sia per i virtual globes (come GE) sia per piattaforme che funzionano in una pagina web come Google Maps.

1) Evitare la mancanza di introduzioni e legende: gli utenti vanno sempre introdotti alla mappa, nella maniera più semplice possibile: va detto loro cosa possono trovare nella mappa e come utilizzare al meglio lo strumento.

2) Evitare la mancanza di aree chiave ben delimitate. Guidare il più possibile l'utente verso i dati di interesse.

3) Evitare di fornire (per G.Maps e affini) mappe di dimensioni eccessivamente ampie, ad es. che occupano un'intera pagina web o quasi, quando non è necessario. Più la mappa è ampia più impiega tempo a venire caricata.

4) Evitare di utilizzare (per G.Maps e affini) come fondo per la mappa il livello delle foto aereo-satellitari (“Satellite”) se non è necessario: esso infatti impiega più tempo a caricarsi rispetto alla modalità “Mappa”.

5) Evitare di creare una vista affollata di dati e difficile da decifrare in pochi secondi: l'essenza della cartografia consiste nella capacità sintesi.

6) Evitare di inserire troppe informazioni nei fumetti: ad esempio blocchi di testo eccessivamente lunghi: similmente ai testi di una pagina web, ma ancor più per i fumetti di un geobrowser, i testi devono essere corti e andare a capo presto per evitare di stancare l'utente. Per la stessa ragione evitare di inserire nel fumetto grandi immagini, video, altri oggetti etc. se non strettamente necessari. Il fumetto quando aperto non dovrebbe coprire la maggior parte della mappa e si dovrebbe aprire nel minor tempo possibile.

7) Evitare l'utilizzo di icone complesse, poco chiare o che abbiano una relazione troppo distante dal contenuto cui si riferiscono.

8) Evitare di creare linee troppo larghe, quando non necessario, curare piuttosto la scelta dei colori per aumentarne la visibilità.

9) Evitare di utilizzare nei testi acronimi e sigle, o almeno controllare che esse siano spiegate (o comunque conosciute) agli utenti.

10) Evitare (solo per Google Earth) di utilizzare le inquadrature di camera predefinite dei vari oggetti (segnaposto, poligoni etc.) o almeno di volta in volta verificare se vi siano inquadrature più utili di quelle proposte di default.


A conclusione di questa rassegna di punti proponiamo un esempio che mostra quanto sia utile delimitare aree chiave nella mappa (punto 2). Nella mappa di Repubblica mostrata di fianco, che mostra i luoghi della strage di Tucson, sebbene non manchi un'introduzione, non sono delimitate aree chiave né indicati punti particolari rendendola praticamente inservibile all'utente: cosa infatti vi può trovare di utile per accrescere le informazioni sull'evento? Per conoscere i luoghi precisi dovrebbe rileggersi l'articolo con attenzione, trovare eventuali riferimenti a luoghi come vie, etc e cercarli nella mappa... non certo molto comodo!

martedì 11 gennaio 2011

Elementi di base: embedded o stand-alone?


Prima di costruire una mappa online è importante deciderne le finalità: a chi servirà la mappa che vogliamo realizzare e in che modo potrà essere utilizzata? Meglio riusciamo a fare chiarezza su queste cose, più agevole sarà il lavoro successivo.
Queste due domande iniziali ci obbligano a pensare a quali strumenti gli utenti dovranno utilizzare per visualizzare i dati: vogliamo che gli utenti utilizzino mappe incastonate (embedded) in una pagina web (realizzate ad es. con Google Maps) o offriremo mappe che necessitano l'installazione di un programma apposito (come Google Earth)? Non è una questione da poco. L'utilizzo ad esempio di un programma esterno può comportare un restringimento del target dei possibili utenti della mappa, a causa di vari motivi, tra cui i seguenti:

- è necessario che l'utente interrompa la navigazione e impieghi del tempo (variabile a seconda della banda), per scaricare il programma da installare;

- sono necessari tempo e un minimo di competenze per installare il programma (tanti sono gli utenti inesperti, che, una volta scaricato un programma hanno difficoltà anche solo a rintracciare il file d'installazione scaricato!);

- programmi esterni, come ad esempio Google Earth, implicano la disponibilità di risorse hardware e di banda assai superiori, ad esempio, di quanto richiesto da Google Maps, etc.

L'utilizzo di programmi esterni implica inoltre che l'utente abbandoni la pagina web, scelta rischiosa se si vuole mantenere l'utente sul sito.
Negli ultimi tempi comunque la differenza, nel mondo dei geobrowser, tra sistemi che funzionano all'interno di una pagina web e sistemi che necessitano l'installazione di software esterno si è andata riducendo: ad esempio in Google Maps, tramite l'installazione di un plugin, è ora possibile utilizzare la modalità Earth, che permette di accedere ad una sorta di Google Earth in formato ridotto. Questo implica tuttavia sempre l'installazione di un software esterno ma certamente più leggero di Google Earth full e in ogni caso funzionante all'interno della pagina web.
D'altra parte fornire mappe tramite Google Earth full permette di sfruttare appieno le funzionalità di navigazione tridimensionale del programma offrendo all'utente una maggiore interattività ma comporta, come detto finora, un prezzo da pagare.
E' dunque importante pensare sempre a quale modalità di fruizione possa essere più adatta agli scopi della mappa: ovviamente è possibile offrire anche più modalità. Spesso si tratta della scelta migliore ma richiede ovviamente più tempo di preparazione. Nell'immagine presentata, tratta dal portale ArcheoVeneto, sono presenti entrambe le possibilità: accesso ai dati tramite Google Maps e possibilità di scaricare il file KML da visualizzare in Google Earth.

lunedì 10 gennaio 2011

Spaghetti-maps: no grazie!




In informatica si usa il termine spaghetti-code per indicare codice scritto in maniera poco chiara, contorta, tale da richiamare l'idea di un piatto di spaghetti. Tale codice ovviamente risulta difficilmente utilizzabile. Lo stesso può capitare nella realizzazione di una mappa.
Negli ultimi anni piattaforme quali Google Earth, Google Maps e simili hanno offerto a milioni di utenti nel mondo la possibilità di realizzare rapidamente mappe da condividere on-line. La facilità d'uso apparente di questi strumenti, in mancanza di competenze di cartografia e comunicazione da parte degli utenti, ha purtroppo fatto sì che vi sia stata una proliferazione di mappe mal-fatte, eccessivamente complesse, in definitiva scarsamente utilizzabili. Sono purtroppo innumerevoli anche in Italia le iniziative di enti, istituzioni (e tanti privati) che riversano su illeggibili mappe online grandi quantità di informazioni, credendo in buona fede di offrire servizi al cittadino e all'utente, senza però porsi questioni relative alla loro effettiva usabilità.
Se nel mondo anglosassone sono sorti blog e siti volti a proporre semplici suggerimenti e linee guida per progettare valide mappe on-line, nel panorama italiano mancano iniziative di questo tipo: questo blog nel suo piccolo vuole dunque dare un contributo per colmare questo vuoto. Funzione del blog è anche quella di promuovere mie pubblicazioni e lavori, come anche di altri autori, dedicati al tema.